24 Hour Party People (2002)

24 Hour Party People (2002)

Michael Winterbottom, regista britannico interessante ma anche estremamente incostante, ci regala nel 2002 forse uno dei migliori film sulla musica di tutti i tempi, reso ancor più interessante dal raccontarci un’epopea, quella della Mad-chester che va dalla metà degli anni ’70 fino alla metà degli anni ’90, non particolarmente nota in Italia, se non agli intenditori.

Manchester, grigia città industriale nel Nord dell’Inghilterra, subentra a Liverpool alla fine degli anni ’70 come nuova incubatrice di tendenze musicali “indies”, affiancandosi alla Londra molto più glamorous dei vari David Bowie, Queen, Pink Floyd, dalla quale però nascono anche i Sex Pistols che danno vita al Punk, vero e proprio big bang di musica non patinata, ruvida, e dunque molto più adatta al temperamento delle città del Nord.

Tony Wilson (interpretato da uno Steve Coogan in stato di grazia), personaggio geniale e multiforme, presentatore TV, comprende il potenziale di questo nuovo movimento e rende dunque Manchester il centro della controcultura musicale britannica (e dunque mondiale): fonda la Factory Records, vera e propria cooperativa della musica dove gli artisti (tra cui Joy Division, A Certain Ratio, New Order, Happy Mondays, James) hanno piena libertà artistica e introiti diretti dai profitti e la Hacienda, il night club dove nasce la cultura Rave.

Il film è uno strepitoso mix di scene recitate , immagini di repertorio e personaggi reali che ogni tanto appaiono nel film (interpretando altre parti), rendendo il tutto un vorticoso viaggio (o un volo, come si dice nel prologo), dove Tony Wilson entra ed esce dalla scena, parlando direttamente agli spettatori al passato, come una voce fuoricampo a quello che succede, succederà e successe… sempre specificando che forse non era proprio andata così. Ma come disse John Ford, “tra la Verità e  la Leggenda, sempre racconta la Leggenda”.

Innumerevoli e, se non reali, di certo leggendari gli aneddoti raccontati nel film con divertimento e stupore, come il contratto scritto col sangue coi Joy Division, la geniale pazzia di Ian Curtis che si lancia contro i neo-nazi  dal palco, la nascita della cultura dello sballo chimico, l’uso di spacciatori come servizio d’ordine, il saccheggio finale della Hacienda e della Factory Records lanciato dallo stesso Tony Wilson.

E così termina, il film in una esilarante scena che vede il buon Tony, sotto l’effetto di marihuana, incontrare Dio, che gli somiglia moltissimo, e che lo ringrazia per aver fatto un buon lavoro (oltre ad aver scartato Mick Hucknall dei Simply Red!). Divertente di un umorismo tagliente come pochi, 24 Hour Party People racconta dell’ascesa, della gloria e della caduta, di genio e di eccessi, in fin dei conti racconta dei privilegi della giovinezza. Una punta di amaro che compare dietro al sapore dolce e inebriante della vita.

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