10 Cloverfield Line – i Mostri  sono Ovunque

10 Cloverfield Line – i Mostri sono Ovunque

Che vi piaccia o no, JJ Abrams, il creatore di Lost in TV (che ha ridefinito il vero e proprio concept di serie TV) e il rifondatore sia di Star Trek e Star Wars (che può far immaginare quanto importante e considerato sia  ad Hollywood, visto che è riuscito a mettere insieme le tribù  dei fan delle due saghe) è  la figura  più influente dello schermo (piccolo e grande) al mondo. Come nessun altro ha integrato cultura  pop, viralità dei messaggi e psicologia  dei memi in una potente (a volte spaventosamente potente) architettura e strategia di conquista del mercato, mantenendo però  qualità  e spessore di intrattenimento.

Prendiamo 10 Cloverfield Lane, opera prima di Dan Trachtenberg, cosi come lo fu Cloverfield per Matt Reeves.  Il modo in cui viene integrato un nuovo episodio in una franchise che di fatto non era mai iniziata (il film Cloverfield  è  di 6 anni fa), ma nella quale evidentemente  il buon JJ ci ha sempre creduto, ma che probabilmente  lo farà ora, è impressionante, tanto che (ci permettiamo uno spoiler) finalmente si capirà da dove arrivava il misterioso titolo di quel film del 2009 (e che fu solo parzialmente  spiegato), e come arriva nel film, davvero un colpo di scena degno del miglior Lost.

Non incidentalmente, la trama ricorda una sottotrama di quella serie, e risponde alla domanda: cosa succederebbe se tu fossi intrappolato con un pazzo, ma con la quasi certezza che fuori da quella  prigione  c’è la morte? È la storia di Michelle, che si trova in un bunker dopo un incidente: i suoi compagni sono il salvatore/carceriere Howard  e il co-prigioniero Emmett.

Thriller claustrofobico, ma con risvolti fantascientifici sempre più evidenti (alla Lost, ovviamente ), ha davvero  il potere di tenere incollati, anche perché se all’inizio  siamo nei paraggi di Misery Non deve Morire (non a caso il carceriere è corpulento  come la terribile  infermiera del film di Reiner), poi si entra piano piano nei temi de L’Esercito delle 12 Scimmie, e alla fine… beh, ricordiamoci che il titolo richiama  chiaramente Cloverfield.

Film con appena 5 attori visibili  in tutto il film, di  cui uno mera comparsa, ed uno con una parte piccola, ma molto significativa. Ed una curiosità : la voce al telefono della protagonista è quella di Bradley Cooper.

Rimangono gli altri 3, molto bravi: ottimo il buono e generoso John Gallagher jr nella parte di Emmett, molto convincente Mary Elizabeth Winstead/Michelle (che avevamo apprezzato nel remake  de La Cosa di qualche anno fa, evidentemente  è un genere che le si addice), mostruoso (insospettabilmente) John Goodman/Howard certamente un buon attore (con punte come in Argo del 2012, che avrebbe meritato un oscar), ma qui davvero al suo meglio, e che, ansimante, enigmatico,  paternalistico, crudele, riempie la scena anche fisicamente e davvero  ci ha fatto venire  in mente Cathy Bates di Misery.

Non perfetto, ma davvero godibile, e superiore al suo predecessore, non per ultimo per il  fatto che non utilizza lo stile videodocumentaristico che un po’ aveva/ha stufato. Ingegnosa e perfettamente sintetica come poche altre  volte  la tagline del film: “i Mostri si presentano  in diverse forme”. VOTO:7,5/10

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